Ogni tanto fai incontri (virtuali – nota per me stesso: devo ricordarmi di uscire di più e passare meno tempo davanti a questo cavolo di computer) che ti parlano, lasciano delle tracce, dei semi. Oggi mi è successo con Gianpaolo Grossi, il signor Starbucks a Milano. È una persona che credo possa essere fonte di ispirazione notevole per chi vuole lasciare il proprio segno nel mondo.

Perché?

Io sono partito da questa intervista, che è stato il mio primo contatto con lui. (Bravo lui, certo; ma molto bravo anche l’intervistatore, Gabriele Ferraresi, con le sue domande intelligenti, ironiche e terra terra il giusto.)

Ecco qualche spunto.

Ferraresi: Ti manca qualcosa del calcio?
Grossi: […] Ti trovi in situazioni in cui riesci a fare cose impossibili, che non pensavi avresti mai fatto. Però non mi manca tanto il calcio in sé, ma lo spogliatoio, la battaglia insieme in cui vinci o perdi, le litigate in campo… quello mi manca in una maniera pazzesca. Cerco di ricrearlo sul lavoro.

E poi:

Credo che le cose più importanti che un’azienda deve mantenere siano la lealtà, la trasparenza, e il senso di servant leadership. Come ho detto più volte è finito il tempo di “Io sono il boss e tu sei dipendente” anche perché tanto non funziona. Secondo me i CEO delle aziende devono imparare a mettersi nei panni delle persone che portano avanti l’azienda.

Insomma mi hanno colpito delle sensazioni che quell’intervista è riuscita a passarmi. L’integrità della persona, per esempio. Mi è sovvenuto Pavese:

L’ignorante non si conosce mica dal lavoro che fa ma da come lo fa.

Da lì mi sono imbattuto in un mio vecchio post, e ho incominciato a capire: alcuni concetti questa persona li vede esattamente come me. Ecco perché mi viene naturale volerne sapere di più.

Allora ho approfondito le ricerche e sono arrivato qui. Le parole che mi hanno colpito di più:

Ciò che mi sorprende della vita è la capacità di ripartire. La capacità di toccare il fondo e capire che devi toccare il fondo. Capire che devi toccare il fondo per ripartire è un mantra, secondo me.

Perché mi hanno colpito: perché vita privata e lavoro non sono, non possono più essere nella nostra società liquida, ambiti distinti che non comunicano tra di loro. C’è la persona, che rimane tale nella professione e in casa, camminando e vendendo. Poche balle: questo mi sembra un percorso vero, qualcosa da cui tutti possiamo imparare qualcosa.